E’ una delle pagine più buie, un evento che ha cambiato il destino di Agrigento: stiamo parlando della frana che il 19 luglio 1966 alle 7 del mattimo sconvolse Agrigento. Nessuno ci rimise la vita, ma almeno 5.000 agrigentini persero la casa e tutto quanto c’era dentro. A dare l’allarme fu il netturbino Francesco Farruggia il quale, intento a spazzare la strada in via Santo Stefano, si accorse che si stava aprendo la terra. Si mise a urlare, citofonò agli inquilini dei palazzi. Grazie a Farruggia non ci fu neanche un morto, solo qualche lieve ferito. Tutti riuscirono a scappare. Ad andare giù fu la fascia sud-sud ovest del quartiere dell’Addolorata, tra la parte iniziale della via Dante e la via Santo Stefano, comprendendo la discesa Porto Empedocle e l’area del macello comunale. Parte del centro storico della città venne cancellato. Gli effetti di quell’evento sono ancora ben visibili nel centro storico, dove regna distruzione e abbandono. Solo negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo, a seguito dell’approvazione del piano particolareggiato di recupero della zona, ma ancora molto resta da fare. Lo scorso mese di gennaio il Governo nazionale ha abrogato la famosa legge 749, approvata dal parlamento il 28 settembre del 66, praticamente all’indomani del fenomeno franoso. Quindici articoli in tutto nei quali erano contenuti provvedimenti e interventi urgenti a favore di quanti avevano avuto danneggiata o distrutta l’abitazione, verso i quali venivano stanziati i primi fondi. Una legge che a distanza di oltre 40 anni produceva ancora i suoi effetti essendo in vigore ma che l’esecutivo Berlusconi, ha deciso di tagliare.