Il portone principale del municipio di piazza Pirandello è stato chiuso a chiave dal sindaco Marco Zambuto. Sbarrato con delle tavole in legno, dove sono stati affissi i due fogli dell’ordinanza comunale e un manifesto con su scritto “chiuso”. Una decisione adottata in segno di protesta nei confronti dei deputati nazionali e regionali agrigentini, e del presidente della Regione, Raffaele Lombardo. La chiusura del Palazzo della Città è simbolica, visto che i dipendenti e il pubblico continueranno ad entrare da un ingresso posteriore di vicolo Teatro. Dalla sede comunale di via Pirandello, sono stati portati via pure i simboli della Repubblica: il tricolore dalla facciata del palazzo municipale, il quadro raffigurante il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e le bandiere con i simboli della Regione siciliana e della città dei templi. L’ufficio del sindaco Zambuto e dei suoi assessori è stato spostato in un piccolo locale, a due passi dal cumulo di macerie di via San Vincenzo, teatro del crollo del settecentesco palazzo Lo Jacono-Maraventano. Per la prima volta dopo i crolli dell’istituto Schifano e del palazzo Lo Jacono, la gente si è stretta attorno a Zambuto. Tanti gli applausi rivolti al primo cittadino. Dopo il gesto simbolico della chiusura del portone municipale, in corteo, con in testa il gonfalone della città, gli abitanti del centro storico, pochi per la verità, i rappresentanti del Comitato per il centro storico, il sindaco Zambuto e gli assessori comunali, hanno attraversato le vie Bac Bac e Saponara, con arrivo nella nuova sede comunale di via San Vincenzo. Nel piccolo immobile, sono stati collocati i simboli comunali e un crocifisso. < A fronte del silenzio assordante delle istituzioni, – ha detto Zambuto – che hanno abbandonato Agrigento e il suo centro storico a un destino di degrado, in segno di protesta ho trasferito il Comune nel cuore vecchio della città. Si tratta di un edificio privo di agibilità, staremo più vicini a quanti popolano i rioni antichi e con loro sfideremo la sorte >
