E’ considerato un blitz storico per la polizia agrigentina e siciliana. L’operazione “Alta Mafia”, che portò in carcere 43 soggetti tra le province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo, ebbe influssi inevitabili sulla vita politica sopratutto di Canicattì e non solo. Tra gli omissis delle intercettazioni, anche vari big dello scenario istituzionale romano. Adesso arriva un nuovo pronunciamento della terza sezione della Corte d’appello di Palermo, su sentenza di rinvio della Cassazione. In manette finirono imprenditori, politici, il sindaco di Canicattì, Antonio Scrimali, ed il parlamentare regionale Vincenzo Lo Giudice. Adesso sono stati definitivamente assolti gli architetti Carmelo Giardina ed Antonino Tricoli di Canicattì, che erano accusati di abuso in atti d’ufficio e già condannati rispettivamente ad un anno e ad 8 mesi. I giudici oggi hanno confermato, invece, l’assoluzione nei confronti dei canicattinesi Giovanna e Salvatore Calderaro, Diego Guarneri e Giuseppina Maria Rita Cuscio, che erano accusati di fittizia intestazione di beni. Non si dovrà procedere nei confronti dell’imprenditore edile Calogero Russello di Agrigento, nel frattempo deceduto. Confermate, invece, le condanne per Calogero Calderaro, per l’imprenditore Calogero ‘Gioacchinò Guarneri, per i figli Luigi e Francesco, tutti accusati di fittizia intestazione di beni a favore di presunti esponenti mafiosi di Canicattì. Erano stati condannati tutti ad un anno e 6 mesi. Ancora non è approdato in Cassazione il processo celebrato con il rito ordinario nei confronti di Lo Giudice e degli altri coimputati, condannati a pene rilevanti per i reati di associazione mafiosa e favoreggiamento dell’organizzazione criminale a vari livelli.